
Parole liberate è un album edito dall’etichetta Baracca & Burattini che raccoglie 14 brani sul tema delle carceri e della detenzione. Il progetto è frutto dell’impegno di associazioni che lavorano per il rispetto dei diritti umani nelle carceri ed è stato finanziato dal ministero della Giustizia.
I testi delle 14 canzoni sono stati tutti composti da coloro che hanno partecipato al premio di poesia, «Parole liberate: oltre il muro del carcere», riservato alle persone detenute nelle carceri italiane, e che hanno avuto così non solo la possibilità di scrivere un testo poetico, ma anche di vederlo musicato. Un progetto musicale, dunque, che diviene espressione culturale e sociale.
Sono parole liberate, ma anche parole in libertà, che possono volare oltre le sbarre e le mura di solitudine che spesso costringono chi è in carcere a una vita priva di quella speranza e di una seconda possibilità di riscatto.
Sono tanti i generi e gli stili sia narrativi sia musicali raccolti nell’album, con artisti come Magicaboola Brass Band, Petra Magoni, NuovoNormale, Acquaragia drom, Enrico Maria Papes, Teresa Plantamura, Ambrogio Sparagna, Fabrizio Tavernelli, Yo Yo Mundi. Ed è proprio quello musicato dagli Yo Yo Mundi uno dei brani più toccanti, intitolato «La finestra» con il testo di Eleonora Andreone.
Con un’introduzione di ukulele e archi che creano un’atmosfera quasi nostalgica, si introduce il canto con un verso poetico e intenso, che fa calare immediatamente l’ascoltatore nel tema carcerario: «La mia finestra guarda fuori per me / chissà se vede, se vede proprio te. / Oltre le sbarre, oltre il muro la città / Chissà cosa succede al di là». La finestra, l’oltre, l’al di là sono termini che contengono il desiderio di uscire dall’ambiente carcerario limitato da sbarre e da mura. Il sentimento è talmente forte che è la finestra stessa che guarda e osserva, quasi uno specchio diafano che conduce a una visione panoramica di ciò che sta fuori.
Ma questo sentimento si scontra con la realtà di un letto, che si dice «morto», ma che in realtà si riferisce allo stato d’animo di chi sta in carcere. E anche il raggio di sole, che sfiora e illumina, non riesce a cambiare una quotidianità sempre uguale a se stessa: «Io invece sono qua sul mio morto letto / mentre il sole si affaccia dal tetto / un raggio mi sfiora e mi colora / come ogni giorno, ogni giorno a quest’ora».
Tutto l’album Parole liberate continua a far vibrare, con la sua musica e i suoi artisti, le corde delle coscienze di coloro che credono in una società più civile, in cui chi ha sbagliato non è condannato all’annichilimento, ma può trovare dei percorsi di perdono, di speranza e di reinserimento sociale.