
Le rivolte che nell’inverno e nella primavera del 2011 hanno infiammato il mondo arabo costituiscono uno degli eventi storici più importanti degli ultimi tempi. La prima di esse cominciò il 17 dicembre 2010, in seguito alla protesta del giovane ambulante tunisino Mohamed Bouazizi, il quale si diede fuoco davanti alla sede del governo di Sidi Bouzid, in seguito ai ripetuti maltrattamenti subiti da parte della polizia locale. Il gesto, carico di valore simbolico, innescò spontaneamente la cosiddetta «rivoluzione dei gelsomini». Migliaia di giovani, per diverse settimane, in varie località della Tunisia scesero in piazza, manifestando contro il governo e i suoi abusi e chiedendo dignità, democrazia e lavoro.
Negli anni precedenti, le stesse piazze si erano mobilitate per le cosiddette «contestazioni del pane», per motivi di ordine religioso o nazionalistico, gridando slogan antiamericani o antisraeliani: contestazioni che furono subito represse dalle forze dell’ordine. Nel giro di pochi mesi, visti gli incoraggianti risultati ottenuti in breve tempo in Tunisia con la deposizione del presidente Ben Ali (14 gennaio 2011), queste contestazioni si sono estese a macchia d’olio a quasi la metà dei 22 Paesi della Lega Araba. Gli osservatori politici mettevano in evidenza le due anime di tali manifestazioni: esse erano «sollevazioni», in quanto proteste civili spontanee, inizialmente senza un capo che le organizzasse; e al tempo stesso erano «rivoluzioni», perché, a differenza delle precedenti, aspiravano a cambiare totalmente i sistemi di governo e le relazioni tra Stato e cittadini.
Queste rivolte assunsero forme e modalità diverse a seconda dei Paesi interessati, al punto che gli storici parlano non più di «primavera araba», al singolare, ma…
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10 YEARS AFTER THE ARAB SPRING
Ten years have passed since the Arab Spring of 2011. Commencing in Tunisia in 2011, these peaceful uprisings raised hopes of political and social renewal in the Arab world. They spread spontaneously and quickly in many Middle Eastern countries, but only in Tunisia did they achieve appreciable results – with the establishment of a democratic order – although many fragile elements remained. In other cases, authoritarian regimes have returned to power, while Yemen, Libya and Syria have descended into tribal conflicts and civil war. In recent months, the streets in many Arab countries have once again mobilized, calling for major economic and social reforms, i.e. more freedom and more work. The pandemic has brought everything to a halt, but the problems remain and have even worsened.