
Introduzione
La virtù della «fortezza» non è stata una delle più studiate nei lavori sugli scritti di Teresa d’Ávila[1]. Sia le analisi storiche sia quelle sviluppate nel campo della spiritualità finora hanno prestato scarsa attenzione a tale virtù. Tuttavia, la fortezza è un elemento chiave per comprendere l’idea che la Santa ha di Dio e del soggetto: un’idea che lei manifesta man mano che descrive il proprio cammino di fede e istruisce altri nella vita spirituale. Per Teresa, Dio è «Re così grande e onnipotente che tutto può e tutto sottomette»[2]. E il fine ultimo del credente, fiducioso che «non si deve avere paura di nulla, sempre inteso […] che si cammini innanzi a Lui con verità e coscienza pura»[3], è «contentare il Signore»[4] e «non offenderlo»[5].
Nei suoi testi, la Santa non intende elaborare un trattato teologico o un manuale di antropologia, anche se finisce per sviluppare una sorta di compendio di teologia mistica e pratica spirituale. Realizzando quello che lei definisce un atto di obbedienza ai suoi confessori[6] e alle sue sorelle del monastero di San Giuseppe[7], scrive una serie di testi di carattere spirituale, basati sulla propria esperienza. Teresa parla così della fortezza umana e della fortezza divina a partire dalla propria esperienza di vita e di fede. L’esperienza, infatti, è il luogo su cui lei fonda la legittimità della sua conoscenza di Dio. Come sottolinea la studiosa Elena Carrera, per la Santa «la conoscenza esperienziale […] è superiore alla conoscenza dei saggi»[8]. In questo senso, quando Teresa si riferisce alla fortezza, in effetti sta descrivendo il proprio «processo progressivo di incarnazione personale dell’evento cristiano»[9].
In tutte le sue opere, Teresa insiste ripetutamente sull’enorme valore della fortezza per la vita dei credenti. Si riferisce a questa virtù in tutti i suoi scritti principali e la esalta al punto da affermare che, almeno nei tempi in cui le era toccato di vivere, «sono necessari forti amici di Dio»[10]. Fortezza e rapporto con Dio – quest’ultimo come risposta radicale all’amore divino – per Teresa sembrano essere strettamente collegati.
Perché allora questa virtù è così fondamentale per la Santa castigliana del XVI secolo? Che cosa lei intende per «fortezza»? Quale ruolo gioca e quale significato essa ha nella vita e nell’opera della riformatrice del Carmelo? Che cosa ci dice sul suo modo di intendere
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