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La riflessione che presentiamo ha un intento puramente platonico. Quando usiamo l’espressione «amore platonico», di solito lo facciamo per riferirci a un amore astratto, non concreto. Ma questo non è del tutto esatto. Per Platone, l’amore è un eros, una ricerca del bene e della verità. Ma questa ricerca, da una parte, non può essere solitaria: è possibile soltanto attraverso la dialettica, cioè attraverso il dialogo; dall’altra parte, è una ricerca infinita, perché dura tutta la vita, fino alla morte. Quindi, è un po’ come il paradosso di Achille e la tartaruga.
Ma Platone non c’entra qui soltanto per il suo discorso sull’eros: il suo pensiero apparirà nella nostra riflessione sempre come contesto o come orizzonte di comprensione; non dobbiamo perdere di vista questo fatto, quasi metodologico.
Parleremo dello «spirito distruttivo» ispirandoci a un’espressione del filosofo e critico letterario tedesco Walter Benjamin, autore di un articolo intitolato appunto «Il carattere distruttivo». Non va dimenticato che l’espressione di Benjamin ricorda quella del filosofo anarchico russo Michail Bakunin, che parla di una «rivolta che distruggendo crea». In questa espressione il suo spirito radicalmente comunista sembra coincidere con il nucleo del messaggio cristiano, il quale afferma che, se il chicco di grano non muore, non dà frutto, come fa notare acutamente il gesuita Erich Przywara. Vedremo più avanti il rapporto fra questi due pensatori.
La distruzione nel tempo e nello spazio
Quando Benjamin parla del «carattere distruttivo», lo fa in una prospettiva spaziale. Afferma che l’attività fondamentale del carattere distruttivo è fare pulizia, e il suo scopo fondamentale è…
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THE “DESTRUCTIVE SPIRIT”. A reflection on memory and useless literature
A good 600 years lay between us and Gutenberg. For our world, the existence of the book and the consequent multiplication of literature are obvious things. Upon entering a bookstore, we are spoiled for choice; but this was not always the case. The age-old discussion of the convenience of writing today becomes the question of reading. What to read and how to read are the questions we attempt to answer in this article. To remember is the least of all the pertaining interests. The drunkard in The Little Prince drank to forget, but although he forgot why he drank, he continued to drink. If we read to remember, why do we forget what we read?