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La Pasqua del 2025, benché celebrata in piena Primavera, si presenta velata di grigio. Purtroppo, lo scenario è di giustificata e crescente preoccupazione: le guerre proseguono senza tregua, spargendo distruzione e sangue, mentre i semi di pace faticano a germogliare; la situazione economica internazionale è caratterizzata dalla perplessità e dalla sfiducia; e nei rapporti interpersonali, la limpidezza degli sguardi faccia a faccia è sostituita dalla mediazione della tecnologia e degli schermi, così propizi all’anonimato e alla dipendenza. Nella ricerca di cammini di pace, ci si aspetterebbe un ruolo più decisivo delle organizzazioni internazionali che, invece, si dimostrano impreparate e impotenti.
Anche se tutti siamo convolti, sono i più poveri e deboli a pagare più pesantemente le conseguenze dello smarrimento globale, dello sfruttamento strutturale e della corruzione, per cui si moltiplica il numero dei profughi, degli sfollati e dei migranti forzati che fanno fatica a trovare accoglienza e percorsi di integrazione.
E comunque, la Pasqua c’è, quest’anno provvidenzialmente celebrata in una sola data che accomuna le varie tradizioni cristiane. Il Bambino nato nell’umiltà e nell’esclusione di Betlemme, cresciuto «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2, 52), si identifica con la missione affidatagli dal Padre, proclama il Regno di Dio e lo testimonia fino alla esclusione estrema, quella della croce, in cui sigilla col proprio sangue la redenzione, la filiazione e la fratellanza offerte a tutti. Una tale testimonianza non poteva rimanere rinchiusa per sempre in una tomba. È la Resurrezione a confermarcelo e a dirci che la vita piena e senza fine di Gesù è un dono di cui tutti possiamo essere partecipi.
Celebrare la Pasqua è, quindi, allenare lo sguardo per riconoscere segni di vita e di speranza, anche in una Primavera velata di grigio. Ma non basta allenare lo sguardo! Occorre essere protagonisti di questi segni di vita e di speranza, accogliendo l’azione vivificatrice dello Spirito del Risorto e condividendo attivamente i doni da lui ricevuti come garanzia di una vita piena.
Nella «quarta settimana» degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, la «settimana» dedicata alla contemplazione della Risurrezione, l’esercitante deve chiedere la grazia di «gioire intensamente per la grande gloria e gioia di Cristo nostro Signore» [n. 221]. Nella stessa contemplazione, Sant’Ignazio suggerisce di considerare «la funzione di consolatore che Cristo nostro Signore esercita, paragonandola al modo solito di consolarsi fra amici» [n. 224]. Anche noi, in questa Pasqua, chiediamo di «gioire intensamente» con Cristo Risorto e di poter prolungare attorno a noi, specialmente con chi ne ha più bisogno, la sua azione trasformatrice e consolatrice.
Felice Pasqua!