
La letteratura può alimentare e sostenere la vita cristiana? Questa domanda costituisce il perno delle riflessioni che innervano la Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione (RLF)[1] che papa Francesco ha pubblicato il 4 agosto di quest’anno. Leggendola, scopriamo che la risposta riguarda non solo sacerdoti e altri operatori pastorali, ai quali molti dei passaggi più esplicitamente si rivolgono, ma tutti i cristiani. In questo breve articolo presenteremo in modo sintetico i suoi contenuti, sottolineando i passaggi che ci sono sembrati più significativi.
Volendo scegliere un punto di avvio, un «motto» che raccolga una delle suggestioni rilevanti di questo testo breve ma densissimo, potremmo esordire affermando che la letteratura costituisce un viaggio interiore personale, fecondo nella misura in cui è libero e alieno da forme di costrizione, e che «apre nuovi spazi interiori» (RLF 2). Essa è un luogo di riposo e di conforto che «ci allontana da altre scelte che non ci fanno bene» (ivi) e ci accompagna non solo nei momenti di solitudine, ma anche in quelli di sconforto: stanchezza, rabbia, delusione sono mari di emozioni turbolente che un buon libro può aiutare a superare.
Leggere è un gesto attivo
A differenza del pensiero che un certo pregiudizio può alimentare, ricorda il Pontefice, la lettura è tutt’altro che un gesto passivo. Lettore e opera si incontrano e dialogano tra loro, si arricchiscono vicendevolmente, ciascuno dando all’altro ciò che ha e possiede. Vi è, nella lettura, una «figura» di quel che per sant’Ignazio di Loyola è l’amore, ossia scambio in reciprocità di ciò che si è e si possiede. Una pagina di romanzo o di poesia, infatti, non è un tutt’uno completo, autosussistente, impermeabile a ulteriori arricchimenti, ma è una realtà che «chiama» a collaborare ed è suscettibile di completamento. Il lettore «integra» l’opera con la propria immaginazione, con le proprie capacità e desideri. Al tempo stesso, in direzione inversa, la storia personale del lettore, distinta e peculiare per ciascuno, è un tesoro di esperienza che viene illuminato dallo scrittore.
La premura di Francesco perché la letteratura entri a far parte dei percorsi di formazione sacerdotale nei Seminari è viva. La letteratura non è una forma di intrattenimento «tollerabile» o un’esperienza culturale «minore» rispetto agli studi teologici e filosofici, ma possiede un intrinseco valore: è la porta di accesso «al cuore della cultura umana e più nello specifico al cuore dell’essere umano» (RLF 4). L’intento del Pontefice è adamantino: «Con questo
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