
La recente ripubblicazione in Italia di Fammi un indovinello[1], con i suoi quattro racconti, ha attirato di nuovo l’attenzione su Tillie Olsen, scrittrice statunitense di origine ebraica, famosa tra gli appassionati per l’intensità dei suoi racconti, che, pur nell’esiguità del numero, la collocano nel panorama del Novecento nordamericano come una delle autrici di riferimento di questo genere letterario.
Tillie Lerner Olsen nacque a Wahoo, in Nebraska, nel 1912. I genitori erano ebrei russi, emigrati negli Usa dopo il fallimento della cosiddetta «Prima rivoluzione russa» del 1905. Entrambi socialisti e rivoluzionari, giunsero nel Nuovo Mondo all’interno di quell’ampio movimento migratorio che nei primi anni del Novecento vi portò migliaia di ebrei, russi e ucraini, in fuga dalle pesanti limitazioni legali e civili, nonché dai violenti pogrom popolari, favoriti e tollerati dalle autorità imperiali zariste. Dato comune e ricorrente di quell’ondata migratoria è che gli ebrei russi erano spesso impegnati politicamente, appartenenti ai nascenti movimenti di stampo socialista e rivoluzionario; erano per lo più non credenti. A questo profilo sociale e culturale appartengono, ad esempio, anche i genitori di un’altra scrittrice statunitense coeva di Olsen: Grace Paley, nata Gutseit (anglicizzato in Goodside) nel 1922, a New York.
Confronto tra Tillie Olsen e Grace Paley: alcuni dati biografici
Le due scrittrici hanno vari elementi in comune: l’origine familiare nella Russia europea zarista; l’appartenenza alla cultura ebraica, vissuta in termini di spirito laico e non religioso; la formazione socialista e rivoluzionaria; l’arrivo negli Stati Uniti in seguito al medesimo evento storico: il fallimento della «Prima rivoluzione russa». A questi fattori familiari e genealogici possiamo aggiungerne altri. Entrambe scelsero la forma breve del racconto per esprimersi. Nei loro scritti si trova testimonianza di analoghe tensioni sociali e culturali, condividendo gli ideali e le battaglie di quegli anni: l’antimilitarismo, in tempi di «guerra fredda»; il pacifismo, nel frangente storico della guerra in Vietnam; la lotta per i diritti civili della popolazione di origine afroamericana e le battaglie contro il razzismo; il femminismo, inteso come movimento di affermazione e ripensamento del ruolo delle donne nella società sorta dalle ceneri della «Grande depressione» del 1929 e del dopoguerra del Secondo conflitto mondiale; i primi moti della nascente sensibilità ecologista. Un altro elemento che le accomuna è l’esiguità della loro produzione letteraria: entrambe scrissero poco, a fronte di esistenze molto lunghe. Nate a distanza di un decennio – nel 1912 Olsen, e nel 1922 Paley –, morirono nello stesso anno,
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