
Berthe Morisot, una innovativa e audace figura femminile, benché non sia stata l’unica donna del movimento impressionista, è la sola presente tra il gruppo dei fondatori dell’Impressionismo che hanno esposto in quel pioneristico vernissage del 15 aprile 1874, presso l’atelier del fotografo Nadar, in boulevard des Capucines 35, a Parigi. La mostra a lei dedicata, curata da Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin alla GAM di Torino, presenta una selezione di circa 50 opere provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche, tra cui il Musée Marmottan Monet di Parigi, e da collezioni private. Le quattro sezioni tematiche accompagnano il visitatore nel viaggio tra i protagonisti della pittura di Morisot: la famiglia, i ritratti femminili, i paesaggi e le figure en plein air. Particolarità della mostra è il progetto l’Intruso, ideato da Chiara Bertola, direttrice della GAM. Grazie a materiali diversi, l’artista contemporaneo «intruso», Stefano Arienti, si inserisce con armonia e delicatezza, esaltando le opere impressioniste senza stravolgerle.

L’Autoritratto (1885) ci accoglie in tutta la sua fierezza nella sezione dedicata agli affetti familiari. Il busto a tre quarti, tipico dei ritratti ufficiali, con accanto l’oggetto che simboleggia il mestiere, una tavolozza appena accennata, ribadisce il ruolo di artista ma, al contempo, risulta diverso per il «non finito», in cui traspare la tela grezza che diventa un colore tra gli altri. La forte dimensione biografica si riflette in tutte le opere della sezione, che vede protagonisti il marito Eugène Manet, fratello del più noto Édouard, e la figlia Julie. Il paesaggio di mare, dal titolo Eugène Manet all’isola di Wight (1875), presenta una composizione quasi «pre-cinematografica», con ostacoli visivi che rallentano lo sguardo dello spettatore. La forza dei legami familiari trova profonda espressione nel dipinto Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival (1881), un tenero momento tra i due che risulta innovativo per l’epoca, dato che i bambini posavano solitamente con la bambinaia. L’atmosfera domestica è esaltata dai nastri di stoffa e organza dell’«intruso» apposti alle pareti.
Protagoniste della seconda sezione sono invece le figure femminili, ritratte nella sfera intima, come la bambinaia della figlia mentre cuce,e nell’ufficialità degli eventi sociali, come la Donna con ventaglio (Al ballo) (1875), strumento di seduzione su cui è appena abbozzata una scena di ballo, forse già avvenuto o forse solo riflesso del suo desiderio.
Ad accompagnare il visitatore verso le ambientazioni naturalistiche dell’en plein air, vi è un tappeto verde che copre quasi interamente il pavimento della sala. Qui spicca il turbinio floreale molto audace de Il giardino di Bougival (1884), reso da pennellate vibranti, come attraversate da una brezza. Nella parte dedicata alle figure umane immerse nel verde, il capolavoro de La ciotola del latte (1890) mostra i colori dell’abito della donna che si confondono con quelli del prato, facendo così risaltare il viso e la ciotola tra le sue mani. Accanto a queste opere di Morisot, troviamo una tela di Édouard Manet, suo mentore e maestro, segno della reciproca influenza tra i due artisti. Le opere su carta, parte integrante della produzione di Morisot, completano infine il percorso espositivo.
In uno dei suoi diari l’artista afferma: «La mia vita si limita a voler fissare qualcosa di quello che accade, e bene, quell’ambizione è ancora smisurata!». La mostra ha il merito di valorizzare tale ambizione, a lungo rimasta nell’ombra, dando rilievo a una artista singolare che, con le sue pennellate lievi, ha saputo esprimere le pulsioni del cuore.