
L’Impressionismo, essendo una corrente che si alimenta degli impulsi della vita «del fuori», che vuole essere espressione reale dei movimenti del cosmo e della relazione che l’uomo ha con esso, restituisce lo spaccato della sua vita: un’artista donna, borghese, francese, per lungo tempo indipendente e poi moglie e madre. Le sue figure preferite, accanto alla pittura di paesaggio, sono, per l’appunto, le donne, delle quali mette in risalto il fascino e il talento, con una predilezione per la figlia.
Il suo è un mondo pastello, tenue eppure mai stucchevole, velato da una malinconica introspezione, visibile in special modo negli sguardi che i suoi soggetti negano all’osservatore. Questa esposizione ha infatti il merito di svelare quella tensione costitutiva delle opere impressioniste: la coesistenza della realtà manifesta e lo sciogliersi della forma. Rivelatrici di questa polarità sono, ad esempio, i visi senza volto, gli sfondi di puro colore in cui le figure affondano, le luci e i paesaggi vibranti, di cui però risuona, in chi li osserva, la sensazione di conoscerli. Imprescindibili, in tal senso, per gli artisti dell’epoca sono gli studi sull’occhio e la mente. Ecco la straordinarietà dell’Impressionismo: partire da un’esperienza estremamente personale, intimamente vissuta e riuscire a renderla parlante per chiunque.
Nella pittura di Berthe risaltano le pennellate veloci, turbolente, tuttavia capaci di dissolvere ed espandere lo spazio in un clima rallentato e soffice. Il paesaggio, dunque, si dilata davanti all’osservatore, donandogli la sensazione di una vita distesa, che rallenta nella sua inesorabile mutevolezza.
La pittrice è guidata dalla luce, anzi «rincorre» quella tipicamente mediterranea per la sua peculiare morbidezza, sotto la cui potenza la materia va dissolvendosi. È un’arte, quella impressionista, che lavora con l’immaginazione, col ricordo; in tal senso si può parlare di immagine psichica, la cui forma viene solo così svelata. Passando per questa dimensione interiore, l’immagine, servendosi della percezione, ha il potere di trasformarsi allora in visione.
Immergersi in questa mostra significa fare un passo indietro al razionale, uscire dai confini imposti dalle linee per entrare nel caos delle pennellate. Cosa avviene? Come un sogno, la dissolvenza onirica della resa pittorica ci riporta a sensazioni, luoghi e colori ben definiti, di cui custodiamo una memoria, dolce o amara che sia.
Berthe è mossa da un bisogno preciso: colpita dalla realtà esterna, cerca di assorbirla, «digerendola» per trasformarla in opere d’arte, in cui la realtà palpabile è solo evocata perché già tesa a smaterializzarsi. L’allestimento così pensato permette di entrare nel vivo del processo creativo dell’artista: stimolata dalla sua condizione di madre, di trait d’union tra gli amici impressionisti, è stata capace di comporre pitture delicate, che dialogano internamente e interpellano chi le osserva, sia quando si è scossi da uno sguardo frontale, sia quando ci si trova di fronte a soggetti raffigurati con un fare più introspettivo.
Dunque, questo evento è l’occasione per conoscere una notevole pittrice, ma soprattutto per sperimentare insieme la frivolezza e l’essere meditativo nel modo che appartiene squisitamente alle donne, in tutte le sue sfumature. Il visitatore ne esce trasformato grazie al confronto con le cosiddette impressioni, quali veri e propri pretesti utili ad aprire riflessioni sulla metamorfosi dell’anima nel rapporto tra immagine e sensazione.