
Gabriele Salvatores riparte dalla sua Napoli e da un soggetto inedito scritto da Federico Fellini e da Tullio Pinelli, che forse sarebbe stato destinato al macero, per girare il film Napoli – New York, che parte dalla fine della Seconda guerra mondiale e racconta una piccola ma grande storia. Nello scorrere le prime immagini vengono in mente i versi di «La storia siamo noi», una canzone di Francesco De Gregori: La storia siamo noi, / siamo noi queste onde nel mare, / questo rumore che rompe il silenzio, /questo silenzio così duro da raccontare. Inizia proprio così, con il boato di una bomba che esplode in un palazzo dal quale esce illesa e ammutolita la piccola Celestina (Dea Lanzaro), che si ritrova sola con il suo amico Carmine (Antonio Guerra).
In una Napoli in cui la guerra è diventata guerra tra i poveri, mentre gli americani stanno ripartendo per ritornare in patria e ci si sfinisce per riuscire a recuperare un pezzo di pane, Celestina e Carmine, attraverso alcune avventure, si ritrovano imbarcati, clandestinamente, su una nave che parte per New York, città dove la piccola Celestina ha l’unica parente rimasta, la sorella Agnese (Anna Lucia Pierro), che, per quanto si ricorda, si è sposata con un americano. Con uno sguardo che a volte ricorda il celebre Titanic, nel cercare un po’ di cibo da mangiare, il giovane scugnizzo Carmine si intrufola tra le stive, facendo vedere le tante disparità tra ricchi e poveri, i sogni turistici di chi può permettersi un viaggio in America e chi, invece, ormai disperato, tenta l’ultima carta della fortuna.
Il film, inoltre, è un gioco di aiuti: si sopravvive solo se ci si rende conto del valore dell’accoglienza e della pietà. George (Omar Benson Miller), il cuoco afroamericano della nave, viene graziato per un’attività illecita grazie alla falsa testimonianza di Carmine, il quale, a sua volta, verrà salvato da una giovane madre di famiglia, che lo nasconde durante una perquisizione della nave: sono solo due esempi iniziali che permettono di comprendere il valore del reciproco aiuto.
Dotato di grande personalità, inoltre, è Pierfrancesco Favino, che impersona Domenico Garofalo, il commissario di bordo, che deve garantire che non ci siano clandestini sulla nave. Bontà e furbizia sono gli aspetti che lo contraddistinguono, sia sul mare sia per le vie del quartiere italiano di New York, dove si svolgerà la seconda parte del film.
Tra le tante peripezie dei due giovani napoletani, il regista italiano non manca di mostrare con forte impatto la contraddittorietà dell’America, dalle inquadrature della statua della Libertà, che per la piccola Celestina sarà la Madonna di Pompei, agli immensi cartelloni patinati che sovrastano le vie annunciando la sicurezza dello sweet dream, il sogno americano, che nelle zone del Bronx diventa il broken dream, il sogno infranto, come dipinto sui muri. In questo grande sogno americano, sottolineato dalle musiche blues e dalla voce roca di Tom Waits, tuttavia si può aggiustare qualcosa, come la vita di Agnese, incarcerata con un’imminente possibile condanna a morte. Le vicende di Carmela, infatti, alla ricerca della sorella, saranno occasione per una lotta dei diritti, soprattutto di chi, per condizione sociale, rimane sempre all’interno di contesti di sopravvivenza e di ingiustizia.
Sono numerose le tematiche affrontate dal film di Salvatores, che mostrano quanti aspetti problematici generi la povertà, come la fuga, l’illegalità, l’ingiustizia, la mancanza di opportunità… Allo stesso tempo, gli occhi dei due giovani protagonisti, che riescono a comunicare nel film tutta la propria astuzia e naturalezza, mostrano allo spettatore che l’unico modo per essere salvati – e salvare – è la relazione umana, quel sodalizio che, sebbene complesso e ardito, rimane l’unico valore totalmente umano e salvifico.
Salvatores, con i toni onirici felliniani, racconta una storia che parte da lontano: dal gruppo di amici del film Marrakech Express (1987) al piccolo contingente di soldati italiani in Grecia in Mediterraneo (1991), fino alla traversata di Carmine e Celestina in Napoli – New York. È un lungo viaggio, che è, soprattutto, un cammino dell’uomo alla ricerca di una terra che sia luogo di giustizia, di speranza, di amicizia, di amore e di reciprocità.