
The Queenes Maskes è il primo album per liuto solo di Elisa La Marca, brillante e magistrale liutista e chitarrista. I brani scelti, appartenenti all’area inglese – come mostra il sottotitolo dell’album A Varietie of Lute Music from the Early English Court –, risalgono al Rinascimento, un periodo in cui il liuto aveva il suo massimo splendore ed era considerato lo strumento indispensabile in tutte le corti europee, a partire dalla penisola italiana.
Il musicista Francesco Canova da Milano fu il liutista personale dei papi Leone X, Adriano VI e Clemente VII, oltre a comparire nel 1538 insieme al papa a Nizza durante la contesa di Francesco I di Francia e Carlo V. Anche Caravaggio apprezzò le fatture lignee del suo liuto e le sue sonorità, come si può osservare nei suoi due dipinti – denominati appunto «Il suonatore di liuto» –, realizzati tra il 1595 e il 1597, estremamente ricchi di particolari musicali, come la partitura riconoscibile di Jacques Arcadelt, «Voi sapete ch’io v’amo». Nella storia della musica inglese, il migliore liutista fu John Dowland (1563-1626), che prestò la sua arte alla corte del re Cristiano IV di Danimarca e in quella di Giacomo I d’Inghilterra.
Proprio di questo liutista inglese La Marca interpreta 10 brani, tra cui The Most High and Mightie Christianus the Fourth, King of Denmarke, una Gagliarda in onore del sovrano di Danimarca, dove si può ascoltare la solennità della scrittura, con gli accordi pieni e il fraseggio serrato, che la liutista mantiene sempre chiaro e preciso. Di altro stile è A Fancy, sempre di Dowland, dal carattere più soave, intimistico, quasi sognante. Tra le linee melodiche che si rincorrono, proprio dello stile della fantasia, con l’aggiunta di una parte che potremmo definire, con termine moderno, «tremolo», sorprendente per l’epoca, si può assaporare tutta la complessità della scrittura musicale di Dowland e la maestria della tecnica liutistica di La Marca.
In questo percorso musicale attraverso la corte inglese, troviamo anche una Pavana di Alfonso Ferrabosco, nato a Bologna nel 1543, ma che visse gran parte della sua vita in Inghilterra, presso la corte di Elisabetta I. Di lui alcune fonti dicono che fosse una spia per la possibilità di viaggiare e osservare gli avvenimenti che accadevano, soprattutto in Italia. Ma, al di là di queste ipotesi di spionaggio, si deve in parte a lui la diffusione in Inghilterra del madrigale a cinque o sei voci. Lo si può osservare attraverso le sue numerose composizioni madrigalistiche contenute nell’opera di Nicholas Yonge, «Musica Transalpina» (1588), in cui troviamo 57 madrigali italiani con testi tradotti in inglese. Di Ferrabosco, La Marca interpreta una Pavana dall’incedere cadenzato, solenne e maestoso.
Legato a Ferrabosco è anche Thomas Morley (1557-1602), il quale, nella sua raccolta Madrigals to five voyces. Selected out of the best approued Italian Authors. By Thomas Morley Gentleman of her Maiesties Royall Chappell (1598), riporta cinque composizioni del musicista bolognese, riguardo al quale l’umanista Henry Peacham affermava: «Per giudizio e profondità di abilità non era inferiore a nessuno: ciò che faceva era molto elaborato e profondo» (M. Wadsworth, The Knight of the Lute: Music From the Varietie of Lute Lessons 1610, p. 7). La liutista italiana sceglie, forse per mettere in collegamento i due autori, un’altra Pavana, che presenta – allo stesso modo di quella del Ferrabosco – con accordi iniziali abbelliti e impreziositi da alcuni trilli e mordenti che ampliano e fanno risuonare l’accordo stesso. Il dolce suono del liuto crea un clima piano ed evocativo, con linee contrappuntistiche che si articolano, intessendo atmosfere riflessive.
Probabilmente non visse in Inghilterra Lorenzo Tracetti, alias Lorenzino (Laurencinus Romanus), di cui non si hanno molte notizie, ma che è presente nella raccolta di Robert Dowland, figlio del celebre liutista John, e che da costui è considerato «il più famoso e divino» per la sua tecnica compositiva liutistica. La sua notorietà dovette essere notevole, se lo spagnolo Sebastián Raval lo definì «universale nel mondo». Troviamo le sue musiche contenute in numerose antologie per liuto e manoscritti. In questo album è presente con un’articolata ed evocativa fantasia, che crea un’atmosfera indefinita, soave e meditativa.
Attraverso questi e altri autori, La Marca, con tocco cristallino e armonioso, crea un itinerario ampio ed esaustivo sulla musica per liuto rinascimentale di ambito inglese, dimostrando una capacità di interpretazione matura e profonda.