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Questo libro di Paolo Ricca – professore di Storia del cristianesimo presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma –, corredato di nove riproduzioni di opere d’arte legate al tema, si presenta come denso di riferimenti filosofici e al tempo stesso capace di parlare all’uomo moderno. Il cuore del ragionamento è il mistero della vita dopo la morte, oscuro per chi non crede e rivelato per chi crede.
Nella premessa si dice che si tratta di un tema oggi derubricato, non tanto per il clima – descritto dalla sociologia contemporanea – di centratura sul presente (la «trascendenza nell’aldiquà»), quanto per la rivoluzione copernicana che a suo tempo «ha spodestato la terra dal centro dell’universo, rendendo obsoleto l’immaginario religioso tradizionale, secondo il quale il paradiso stava in alto e l’inferno in basso». In altre parole, la «perdita del centro» rende difficile parlare dell’aldilà. Ma Ricca spiega che è importante parlarne, perché questo «rientra nei compiti della persona umana» di fronte al miracolo della vita e al mistero di «sora nostra morte corporale», e anche perché la coscienza del limite ci può aiutare a vivere meglio.
Per spiegare il «mistero rivelato» dell’aldilà l’autore presenta una carrellata di ipotesi filosofiche e teologiche sul dopo-morte, con particolare attenzione a quelle di matrice cristiana. Tre sono gli esiti possibili dopo la morte: 1) si conclude tutto definitivamente; la specie continua, ma l’uomo finisce; 2) la vita si interrompe, ma per poi riprendere; si muore, ma si rivivrà; 3) il corpo muore, ma lo spirito continua a vivere. Questa ultima idea – comunque si intenda lo spirito: mente, anima coscienza, io – è quella più diffusa in ambito religioso, con derivazioni riconducibili a Platone, laddove egli parla di una parte spirituale e invisibile della natura umana, di origine divina, che ha la funzione di orientare la vita terrena al bene, al bello, al vero e al giusto.
Per quanto riguarda il cristianesimo, nel volume vengono riassunte le posizioni di molti autori – da Giustino martire a Karl Barth, passando per il protestantesimo e per l’ortodossia – e si riconosce che coesistono da sempre due teorie: quella dell’immortalità dell’anima e quella della risurrezione dei morti.
Ricca dedica un capitolo anche al tema della reincarnazione o trasmigrazione, caro all’Orfismo del VI-V secolo a.C., a Pitagora, Empedocle, Platone, alle religioni orientali, ma anche a molte teorie contemporanee. Secondo l’autore, nella Sacra Scrittura non ci sono riferimenti alla reincarnazione. Gli unici riferimenti cristiani si ritrovano nel cristianesimo gnostico (II-III secolo) come risarcimento, e nelle dottrine dei catari (XI-XII secolo). Nell’Occidente moderno la reincarnazione è ripresa dalla teosofia e dall’antroposofia di Steiner e si ricollega al tema del karma come perfezionamento attraverso diverse vite.
Il punto fondamentale sul quale il saggio insiste è la risurrezione: un evento straordinario, non previsto e non accettato inizialmente, la cui idea si consolida nel cristianesimo grazie all’apostolo Paolo. Nella visione cristiana, la risurrezione comprende la continuità e la trasformazione dell’essere umano. Il risorto è la stessa persona di prima, ma è anche diverso da prima. Dopo la morte, il risorto si unisce a Dio, ma anche in questo caso ci sono tre possibilità: 1) privo del corpo, il morto si unisce immediatamente a Cristo; 2) il morto entra in uno stadio intermedio di comunione parziale e di attesa della risurrezione dei corpi, descritto da Paolo come nudità in vista di un abito nuovo, o come tenda in attesa della casa; 3) il morto entra in un sonno nel Signore, che lo risveglierà nell’ultimo giorno, ma senza che abbia la percezione del tempo che è trascorso. Una prospettiva in ogni caso rassicurante per tutti coloro che si interrogano sul dopo-vita, sia come credenti sia come non credenti.
PAOLO RICCA
Dell’aldilà e dall’aldilà. Che cosa accade quando si muore?
Torino, Claudiana, 2018, 184, € 15,00.