|
In questo volume viene sviluppato un interessante percorso di intersezione tra raffigurazioni pittoriche e plastiche ed elaborazioni urbanistiche dell’antichità e della storia più recente, allo scopo di trovare punti di incontro tra i trascendentali pulchrum, bonum e iustum. In tale percorso si fa uso di argomenti tipici della tradizione filosofica classica, a volte presentandoli nei modi in cui sono stati rielaborati dai grandi artisti. Viene, ad esempio, menzionato l’architetto brasiliano Niemeyer, allievo di Le Corbusier, che descrive la bellezza come un anelito e un bisogno primario di ciascun essere umano, con evidente rimando alle inclinationes della filosofia di san Tommaso.
L’educazione civica è oggi considerata una necessità sociale, come è dimostrato dal recente intervento normativo che l’ha resa obbligatoria nelle scuole e che va in questa direzione di riconoscimento di un’istanza ormai imprescindibile per la ricostituzione di una polis in cui le tensioni sociali e le asimmetrie economiche, unite negli ultimi anni al crescere delle paure, anche irrazionali, hanno reso remota l’armonia e trasformato la città in una realtà fin troppo frammentata.
La scuola è stata sempre percepita come lo specchio della comunità che la generava. Questo valeva già per la prima scuola istituita di cui si abbia notizia, la confraternita dei pitagorici, il cui scopo era l’iniziazione dei giovani a un bios theoretikos, inteso come stile di vita capace di elevarsi al di sopra del mero perseguimento dell’utile, come è stato ben rilevato da Platone e Aristotele.
Il libro offre alcune prospettive di educazione alla cittadinanza. L’educazione, come evidenziato da Schiller, Schelling e altri filosofi, è estetica, oppure non è. Da qui la compartecipazione di polis e aisthesis, che costituisce l’ambizione che viene espressa in questo volume.
Il nesso tra estetica e politica viene indicato dalla compenetrazione tra pubblico e privato che caratterizza alcune scene pittoriche ritrovate sia nel nord sia nel sud dell’Europa. L’imponenza dell’Acropoli di Atene e la sua collocazione evocativa suggeriscono una serie di riflessioni con cui si apre il volume. La costruzione armonica di una città include oggi il pensiero della scuola, non più aristocratico ginnasio o liceo, ma espressione delle prime esperienze di una comunità da parte di piccoli uomini e donne che si stanno formando in quanto tali. Si tratta di un primo legame che va ad affiancare quello degli affetti e delle empatie familiari. Gli alunni quindi percepiscono il rapporto con i docenti come educazione alla cittadinanza ed educazione all’armonia, se esso viene impostato ed espresso nella modalità della bellezza e della fiducia più che in quella dell’autorità, neutralizzando il consueto e tradizionale paternalismo dell’istituzione scolastica a favore di un rapporto fondato più sull’empatia che sul timore, e quindi su un rispetto basato sulla meraviglia, che non è rispetto di una gerarchia, ma di un volto e di una persona. Questa idea viene enunciata nel Manifesto in dieci punti che conclude il volume, in particolare nel punto 10: «La cittadinanza estetica è espressione della cultura repubblicana. I suoi valori vengono trasmessi in famiglia, nella scuola, a tutti i livelli della società civile» (p. 119).
Così, secondo l’autrice, la scuola assurge al posto che le spetta di istituzione irrinunciabile e costitutiva della forma di Stato repubblicana, realtà sociale naturale – prima che positiva –, che interseca il principio costituzionale di sussidiarietà con l’apertura alla meraviglia e che ha il compito di insegnare la contemplazione del bello come fonte inesauribile di comunità.
IRENE BALDRIGA
Estetica della cittadinanza. Per una nuova educazione civica
Firenze, Le Monnier, 2020, XII-132, € 14,00.