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C’è una storia in ogni libro, ma, in questo caso, la storia ne dischiude a sua volta un’altra: quella di un grande protagonista – silente e incrollabile, competente, partecipe, ironico, garbato – della storia degli ultimi sessant’anni del teatro del XX-XXI secolo: Gigi Dall’Aglio. Il volume, uscito postumo, poiché il suo autore, regista, attore, drammaturgo, scenografo, è scomparso nel dicembre 2020, portato via dal Covid-19, è una risorsa preziosa per il mondo del teatro e dello spettacolo dal vivo.
Dall’Aglio era nato a Parma nel 1943, aveva iniziato a lavorare in scena nel 1963 prima come attore, poi come regista e direttore del Teatro universitario di Parma. Laureato in Storia del Teatro con una tesi sul «Maggio drammatico cantato», socio fondatore di una delle prime cooperative di teatro in Italia, la Compagnia del Collettivo, e in seguito del Teatro stabile di Parma e del Festival internazionale di Teatro, era stato insegnante di teatro in molti istituti d’arte drammatica, a partire dalla «Paolo Grassi» di Milano, e di recente presso la Facoltà di scienze teatrali dell’Università Iuav di Milano.
Tra gli oltre 200 spettacoli in prosa e lirica diretti in Italia e all’estero, su testi di Shakespeare, Büchner, Sofocle, Canetti, Goldoni e Brecht, il più celebre è stato senza dubbio L’istruttoria, testo scritto da Peter Weiss nel 1965, messinscena riproposta ininterrottamente dal 1984, per non dimenticare i crimini dei nazisti nei campi di sterminio. Un titolo fra i più longevi del nostro teatro, interpretato in tutte queste stagioni dagli stessi attori, e intatto nella sua intensa drammaticità e nel suo allestimento.
«Cos’è il teatro se non un modo straordinario ed efficace per riflettere sulla morte? Solo il rito del teatro può aiutarci ad esorcizzare la paura della fine e a sostenerci per meglio affrontare tutto il corso dell’esistenza»: queste le considerazioni di Dall’Aglio intorno alla sua ultima regia In teatro non si muore, che però non è andata in scena.
Tra gli ultimi lavori girati in Italia, menzioniamo un Molto rumor per nulla e, sempre di Shakespeare, La bisbetica domata e Come vi piace, per l’apertura alla prosa del Teatro Farnese di Parma; una Bottega del caffè, che si accoppia a un altro Goldoni: La bancarotta, coprodotto con il Teatro di Reims; Vita di Galileo di Brecht e L’ idiota di Dostoevskij. Tra gli spettacoli in altre lingue, ricordiamo un Giulio Cesare di Shakespeare al TTT in Finlandia; Bigatis di Bartolini e Patui in lingua friulana a Udine; Il massacro di Parigi di Marlowe in arabo classico al Teatro nazionale di Tunisi; e Cecità di José Saramago, messo in scena prima in italiano poi in lingua farsi al Festival internazionale di teatro di Teheran, con attori iraniani.
Il titolo del volume Within this O («Dentro questa O») prende spunto dal verso di Shakespeare in cui il Teatro viene inteso come una O (di legno), come uno Zero, un luogo inscritto in un cerchio che può essere percorso da eserciti, re, mascalzoni, angeli, demoni, anime e corpi di ogni genere, restando oggettivamente «zero» rispetto alla grandezza della materia e della fantasia che lo abita. In questa O, per oltre cinquant’anni, Dall’Aglio ha cercato, con i suoi colleghi del Teatro Due di Parma, di «costruire una memoria attiva», solenne, turbativa, attraverso il suo impegno civile realizzato in atti teatrali sparsi in Italia e nel mondo.
Di tale miniera di esperienza vasta, partecipata e sedimentata nel tempo dà testimonianza questa opera. Ricca di resoconti, riflessioni, aneddoti, dialoghi finti e paradidattici, satire, epistole reali e ipotetiche e aforismi, più un’appendice sulle modalità di regia collettiva, essa non è una raccolta di memorie, bensì è «la memoria», uno dei cardini e pietra di paragone in teatro, a esserne protagonista: «Io non ho la memoria di tutto quello che ho fatto, perché ho ancora attivo il mio corpo faber, ma ho solo lampi di pensieri, di folgorazioni […], di tentativi di afferrare la materia per il suo verso sempre, però, mutevole. Solo di questo riesco a scrivere».
Composto sulle tavole del palcoscenico, nei camerini, nei lunghi viaggi in treno, o la mattina appena sveglio, ma a lungo elaborato nelle parole, pensate e scelte con cura, il volume si rivolge a tutti, ma in particolare agli appassionati del teatro, ossia a tutti coloro che amano il teatro in quanto ne condividono un destino, una forma mentis «accesa» (e non fredda, come il sistema dei filodrammatici), siano essi quelli che lo praticano, che lo studiano, che ne sono spettatori, sostenitori o semplicemente interessati o curiosi.
Dall’Aglio, sapiente «alchimista» del teatro, come ricorda lo scrittore Paolo Nori, usava ripetergli: «Non recitare». Via l’enfasi, dritti all’essenza dell’arte dell’attore, perché «recitare: semplice, dolce e quasi impossibile» (p. 123).
GIGI DALL’AGLIO
Il teatro dall’interno della sua pupilla. Within this O.
Parma, Nuova Editrice Berti, 2021, 300, € 18,00.