|
Il libro, come recita il sottotitolo, presenta le variegate applicazioni che le neuroscienze e l’intelligenza artificiale (IA) possono offrire alla narrazione. L’apporto rivoluzionario che esse rivestono sui vari aspetti della vita mostrano tuttavia anche la differenza specifica che caratterizza l’intelligenza umana (in particolare il ruolo che le emozioni e la dimensione biologica hanno per i processi di apprendimento); per questo, a differenza dei computer, ogni cervello è differente da un altro (cfr p. 101).
I ricercatori parlano dell’uomo in termini di «mente incarnata», che non può vivere isolata dal proprio corpo. La complessità della mente umana è testimoniata anche dal fatto che attualmente non esiste una visione unitaria e condivisa del cervello all’interno del variegato e complesso universo delle neuroscienze. L’IA non può quindi entrare in concorrenza con l’intelligenza umana, che si occupa di problemi generali, ma può svolgere in maniera estremamente efficiente compiti specifici (in particolare quelli legati all’elaborazione di dati). Un riferimento d’obbligo è ChatGPT, il prodotto della startup Open AI, in grado di apprendere, correggersi e perfezionare la propria performance: è una IA «generativa», capace cioè di elaborare testi, immagini e video.
Grazie alla mole enorme dei dati a sua disposizione, l’IA può essere utilizzata in settori molteplici – dal neuromarketing all’arte, al cinema, alla giurisprudenza, alla politica – e influire in maniera rilevante sugli interessi degli utenti. Le sue indubbie capacità sono nello stesso tempo alla base dei suoi limiti; se ne può avere un’idea a proposito del riconoscimento per immagini: «Gli animali utilizzano sistemi di riferimento spaziale, una conseguenza del fatto di possedere un corpo e di doversi muovere intorno agli oggetti. I computer mancano di questi riferimenti, non possono quindi capire la forma degli oggetti» (p. 116). Da qui anche la problematicità della stessa idea di «capire», o di provare sentimenti, in riferimento alle macchine.
Degna di nota è soprattutto la parte dedicata al tema dello storytelling, un termine ormai divenuto tecnico e che potrebbe essere reso in italiano con «affabulazione, ossia l’arte di raccontare storie» (p. 27). Il termine è recente, introdotto da Todorov nel 1969, ma le sue tematiche sono perenni: il senso della vita, la morte, la sessualità, i sentimenti, le relazioni. La narrazione può trattarne in modo particolarmente riuscito, in quanto capace di parlare agli uomini di ogni tempo ed età, ricorrendo a immagini, metafore, esempi, miti, simboli, modalità da sempre legate alla dimensione religiosa della vita. La crisi di questi saperi è un indice preoccupante di una crisi di civiltà (cfr p. 172).
Da tempo esistono libri scritti dall’IA, anche se non mancano errori rilevanti, che rendono il testo non di rado incomprensibile. Tuttavia, anche qui prevale l’approccio imitativo: «Se utilizziamo opere di grandi scrittori, il risultato tenderà a riprodurne lo stile e le tematiche; se utilizziamo testi con contenuti e stile pulp, aspettiamoci lo stesso tipi di output» (p. 120). Anche per questi motivi l’IA può essere impiegata piuttosto per ricerche e reperimento di dati, come la presentazione di libri, film o musica: se ne offre un esempio con l’analisi del romanzo Il buio oltre la siepe (cfr pp. 122 s).
Tutto questo ha inevitabili ricadute in campo etico: un esperto malintenzionato può creare e diffondere testi e immagini false e tendenziose, manipolando l’opinione pubblica. Da qui l’importanza dell’educazione al digitale: si tratta di promuovere la consapevolezza e la conoscenza di ciò che si visiona, esercitando il pensiero critico circa le fonti utilizzate, grazie a opportuni confronti per testare la validità delle informazioni. È anche opportuno condividere il meno possibile dati personali e contribuire piuttosto a un uso responsabile dell’IA, segnalando, ad esempio, siti o notizie false o utilizzate in maniera scorretta. Lo scopo è di promuovere la «libertà cognitiva», indispensabile per una relazione sana e proficua con i nuovi ritrovati.
Il libro è scritto in maniera chiara e scorrevole, e presenta gli argomenti in forma molto documentata e aggiornata; non mancano riferimenti a esperimenti e interviste ad alcuni dei ricercatori più accreditati sul campo.