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Siamo di fronte a un’interessante dissertazione di teologia fondamentale, scritta da Noemi Beccaria, docente di religione presso le scuole statali. L’approccio è multidisciplinare: ci si confronta innanzitutto con la teologia, ma anche con la filosofia, la sociologia, la psicologia, l’antropologia, la letteratura e l’arte. Oggetto della ricerca è il rapporto tra due ambiti tra loro apparentemente non correlati: il tempo e la politica, alla luce della nuova teologia politica di Johann Baptist Metz (1928-2019).
Il lavoro è diviso in due parti. Nella prima, si delinea lo stato della questione. Si riflette innanzitutto su temporalità e politica nella società postmoderna, liquida e globalizzata. Si analizzano i nuovi rischi globali; il passaggio dal «futuro promessa» al «futuro minaccia»; il diffuso senso di insicurezza e impotenza di fronte alla complessità del mondo; la regressione dall’utopia alla «retrotopia», che ci spinge a idealizzare il passato; il tempo «puntillistico», in cui l’esperienza in atto non comunica più con ciò che la precede e la segue; l’io frammentato dalle scelte intrappolate nella contingenza dell’oggi, con l’assolutizzazione del godimento nella quale si capovolge l’escatologico: «L’immediato prende il posto del definitivo e l’eternità viene compressa nel frammento. Passato, futuro e lo stesso presente s’annullano nell’istante» (p. 106).
Metz, erede della filosofia di Walter Benjamin e della teologia di Karl Rahner, con la sua teologia politica, fondamentalmente volta a rispondere al problema «Dio e il tempo», fornisce un significativo contributo alla riflessione sulla temporalità nel suo intreccio con il politico, nel quadro di un impianto che rimane rigorosamente teologico. Tre le categorie fondamentali, tra loro correlate: memoria, narrazione e solidarietà, la cui approfondita analisi chiude la prima parte del lavoro.
Nella seconda parte, si approfondiscono le tre categorie temporali, ognuna con il tema a essa correlato: il passato e la memoria; il futuro e la speranza; il presente e il tempo opportuno (kairos). Di ogni categoria si considerano le implicazioni politiche, partendo dalla prospettiva di Metz e nel confronto con altri autori, soprattutto Benjamin, Rahner e Jürgen Werbick. L’A. mostra come Metz riesca a fornire una struttura teoretica per «una visione temporale “tridimensionale”, dove lo ieri e il domani accadono assieme in un adesso carico di forza messianica» (p. 317).
Nelle Conclusioni, che suggeriscono anche piste concrete di collegamento fra teoria e prassi, Beccaria esplicita come nella correlazione fra temporalità e politica il ripensare teologicamente la temporalità possa creare le condizioni per un radicale cambiamento della politica.
Con questo libro l’A. ci aiuta a conoscere meglio la nuova Teologia politica di Metz, senza nascondere le non poche difficoltà che essa ha incontrato, non soltanto per gli equivoci legati al termine «politica», ma anche per il rischio concreto di far passare in secondo piano il termine «teologia». Dando il giusto risalto alla dimensione teologica metziana, Beccaria difende la Teologia politica dalla critica che la riduce a una sorta di sociologia cristiana e suggerisce di definirla piuttosto come «teologia fondamentale pratica».
In questa ottica, si apprezza l’attenzione riservata al teologico, quasi a riequilibrare il politico, che pure rimane prevalente. Il lettore si sente provocato a tradurre la teoria in prassi teologica trasformativa, a rileggere criticamente la propria temporalità storica, personale e universale, a contrastare il senso di impotenza dominante e a vivere il «tempo di ora» ancor più pienamente e con speranza escatologica, nella polis postmoderna sempre più bisognosa della testimonianza e della solidarietà cristiana soprattutto verso gli ultimi, radicata nell’amore di Dio, alla luce di quel ricordo «pericoloso» che è la memoria passionis, mortis et resurrectionis Jesu Christi, nucleo della teologia metziana.