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Che cosa significa oggi essere responsabili? La risposta sembra più semplice se ci riferiamo a comportamenti dei singoli, ma le questioni sorgono quando sono in gioco azioni che riguardano la collettività. Chi è, ad esempio, responsabile delle disuguaglianze crescenti, della disoccupazione, della povertà? E che cosa accadrà nella società dei Big data e dei social network, dove le smart machines dovranno scegliere e decidere? Nel mondo iperconnesso e globalizzato ogni azione si carica di conseguenze non volute, e spesso neppure immaginate; le nostre scelte quotidiane impattano sul clima, e possono determinare il successo di qualcuno e la rovina di qualcun altro. Non basta più allora astenersi dal fare il male, ma occorre anche, come singoli, saper cogliere l’opportunità per fare il bene e, come imprese, adottare codici etici che affermino un impegno sociale o civile.
Queste sono le principali e difficili questioni affrontate da Stefano Zamagni, professore di Economia politica nell’Università di Bologna, in questo suo libro. Come evidenziato dall’autore, l’atto del rispondere rinvia necessariamente alla dualità tra chi dà e chi riceve risposta, e al loro rapporto. Ma il termine «responsabilità» – dal latino res-pondus – significa anche portare il «peso» delle cose, delle scelte effettuate. Non solamente si risponde «a», ma anche «di». Se «rispondere a» significa riconoscere il legame con gli altri che ci costituisce e ci fa esistere almeno riguardo alla nostra individualità, «rispondere di» vuol dire portare nel rapporto quell’unicità che ci fa diversi dagli altri.
Il libro prende in esame le diverse forme di responsabilità – quelle degli esiti di mercato, l’impresa civilmente responsabile e la possibilità di una finanza responsabile –, offrendo un contributo sul ruolo dell’intelligenza artificiale e arrivando alla conclusione che solo il neoumanesimo salverà l’economia.
Il punto nevralgico della responsabilità è diventato, nei nostri tempi, la vulnerabilità e la fragilità degli esseri investiti dagli effetti di azioni individuali e collettive. Di fronte alla portata globale del mercato e della nuova tecnologia, il non danneggiare gli altri non è più sufficiente: il problema centrale è di quali esseri ci si debba prendere cura. L’interpretazione tradizionale di responsabilità la identifica con il dare conto, rendere ragione (accountability) di ciò che un soggetto, autonomo e libero, produce o pone in essere. Questa nozione postula la capacità di un agente di essere causa dei suoi atti e, in quanto tale, di essere tenuto a «pagare» per le conseguenze negative che ne derivano. Nel modello tradizionale, dunque, la responsabilità riposa tutta sul legame tra un soggetto e la sua azione.
Questa concezione della responsabilità, ancora prevalente, lascia però in ombra il che cosa significhi essere responsabili. Ci si appella sempre più alla responsabilità, senza sapere quale ne sia il contenuto, la ragion d’essere. E per giunta, il frantumarsi dell’attività umana in compiti limitati, sottomettendo la coscienza al mito dell’organizzazione, ha come risultato la deresponsabilizzazione. L’individuo pertanto è costretto a rispondere all’autorità ed è incapace di giudicare le situazioni nel loro insieme, scorgendone solo una piccola parte.
La vera domanda da porsi non è: «che cosa è bene essere?», ma: «che cosa è giusto fare?», come richiede l’etica delle virtù. L’autore richiama le pagine importanti del filosofo francese Paul Ricœur sull’«etica ternaria della persona», in cui gli elementi determinanti sono la stima di sé, il rapporto con l’altro, la realizzazione di istituzioni sociali capaci di costruire una nuova società. In questa ottica, dopo la grave crisi finanziaria del 2007-08, causata da una finanza spregiudicata, che ha avuto come movente la speculazione e il profitto personale di manager e trader, occorre ripensare profondamente il ruolo del mercato e dell’imprenditore, ponendo la grande sfida di civiltà per un humanistic management, capace di fare propria la forte nozione di responsabilità con coraggio, saggezza e senso del bene comune. Come conclude l’autore, riportando il pensiero di Emmanuel Mounier, «l’uomo libero è un uomo che il mondo interroga e al mondo risponde. È l’uomo responsabile» (p. 239).
STEFANO ZAMAGNI
Responsabili. Come civilizzare il mercato
Bologna, il Mulino, 2019, 248, € 15,00.