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Il regime nazista, quello staliniano e i loro orrori: sono questi i temi affrontati dalle memorie di Heda Margolius Kovály, un’ebrea praghese, che è stata prima perseguitata dalla Germania hitleriana e successivamente – in quanto moglie di un alto funzionario del governo cecoslovacco giustiziato nel 1952 – ha vissuto per anni in una condizione di terrorizzato isolamento. Un’autobiografia della quale resta impresso, in primo luogo, il tono distaccato, e colpisce poi la qualità della scrittura, sobria e incisiva, che si rivela estremamente efficace nel rendere, in particolare, gli stati d’animo della narratrice.
Sotto una stella crudele inizia descrivendo la deportazione della giovane Heda Bloch e di tanti altri ebrei praghesi: un evento, accaduto nell’ottobre del 1941, che sarebbe stato seguito dall’arrivo nel cosiddetto «Ghetto di Litzmannstadt», dall’internamento ad Auschwitz, dal riuscito tentativo di fuga durante la successiva «marcia della morte» e dalla ritrovata libertà, alla quale sarebbe venuta ben presto ad accompagnarsi un’indomabile volontà di vivere. Scrive in proposito l’A.: «Non ero più la prigioniera di un campo, una vittima destinata alla morte, bensì un essere umano, una donna con un passato e un futuro» (p. 31).
Una volta tornata a Praga, Heda però si sente circondata dall’indifferenza e dalla paura: i pochi amici che le sono rimasti appaiono addirittura in preda al terrore e non sono dunque disposti ad aiutarla. Solo in seguito riuscirà ad entrare in contatto con alcuni partigiani, e a trovare un rifugio nel quale resterà fino alla conclusione della guerra.
Al Lager era sopravvissuto anche Rudolf Margolius – il futuro marito di Heda –, il quale, seppure tra infinite sofferenze e segnato da un lacerante senso di colpa, aveva fatto a sua volta ritorno a Praga. Un senso di colpa che, peraltro, non risparmia neanche la narratrice, la quale scrive: «Perché io ero viva mentre mio padre, mia madre, i miei amici non lo erano più? Erano morti al mio posto, e io mi sentivo in debito. Per amor loro dovevo costruire un mondo in cui queste cose non potessero più ripetersi» (p. 72). L’edificazione del socialismo avrebbe insomma impedito che quegli orrori tornassero a verificarsi.
Heda si iscrive quindi, tra mille perplessità, al Partito; inizia a lavorare in una piccola ma prestigiosa casa editrice; rimane incinta e dà alla luce il piccolo Ivan. Alle elezioni del maggio 1946, intanto, i comunisti conseguono la maggioranza assoluta. Nel febbraio del 1948, un discorso di Klemens Gottwald, ormai primo ministro, dava comunicazione dell’avvenuto colpo di Stato: la Cecoslovacchia era ormai una «democrazia popolare». Di lì a poco Rudolf sarebbe stato nominato capo di gabinetto al ministero del Commercio estero.
In un’atmosfera caratterizzata da un conformismo sempre più opprimente e talvolta grottesco, nel novembre del 1951 viene arrestato Rudolf Slánský, il segretario generale del Partito. La stessa sorte sarebbe toccata, due mesi dopo, a Margolius. L’A. racconta con grande efficacia la sensazione di profondo isolamento che avvertì in quel periodo. Quando poi, in sede processuale, il marito non tenterà neppure di difendersi, confessando al contrario di essere sempre stato «un mercenario al servizio degli imperialisti», Heda sentirà montare nei propri confronti un’ondata di vero e proprio odio. Rudolf Margolius sarebbe stato messo a morte insieme alla gran parte degli altri imputati e poi riabilitato dopo il 1956, quando da Chruščëv giunse la condanna dei crimini staliniani. Seguirono anni durissimi, durante i quali le enormi difficoltà legate alla salute della donna e alla sua situazione economica furono superate anche grazie a Pavel Kovály, un ex collega che Heda sposerà nel 1955.
Il libro si conclude con il breve racconto relativo alla cosiddetta «Primavera di Praga»: una stagione che, nel 1968, «ebbe l’intensità, l’ansia e l’irrealtà di un sogno avverato» (p. 202). Una speranza poi annientata dall’intervento delle truppe sovietiche, le quali, nel giro di qualche settimana, ripristinarono il vecchio ordine, inducendo così molti cecoslovacchi ad andare in esilio. Una sorte che fu condivisa anche da Heda Margolius Kovály.
HEDA MARGOLIUS KOVÁLY
Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968)
Milano, Adelphi, 2017, 214, € 20,00.